Hasta, internauti. Oggi in data astrale […] Vega 3 è esploso, ma a noi sarà dato veder sparire dal cielo un piccolo puntino luminoso, già di per sé poco visibile, solo tra un tre secoli abbondanti. Chissà se avrò impegni quella sera.
Sto giro vi posto una storiella breve, da quel libro che prima o poi butterò fuori.
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Come disse Mark Twain: – Quando Dio creò l’uomo, era già stanco. Ciò spiega molto.
Poniamo il caso che io sia credente, in qualcosa, in qualunque cosa. È solo un’ipotesi poiché anche una discreta dose di alcolici non basta a farmi ammettere di credere (non è vero, credo, ma devo pur scrivere…). Credendo posso effettuare una ricerca, continua, assoluta, decisa, e arrivare al risultato: la chiarezza. La conferma del ‘credo’.
Come si fa quindi chiarezza? Con la ricerca. Nello specifico, per porre una differenziazione che non esiste, per l’ateo è solo ricerca, per il credente è ricerca spirituale, per lo studioso è ricerca scientifica. Ci si pongono domande e si cercano risposte. Se le risposte si trovano e sono soddisfacenti, ecco la chiarezza.
Poniamo il caso che io non creda, perché essere ateo è un ulteriore modo di credere e non vale come esempio, ovvero cercherò qualcosa in cui non credo, una ricerca senza cognizioni di sorta, smarrita nel suo globale smarrimento, eseguita in maniera malandata e superficiale.
È dura arrivare alla chiarezza per il credente, qualunque sia la credenza, impossibile per chi non crede. Cercare la chiarezza è un’altra faccenda rispetto al solo cercare. Detto in versione non atea, elaborare e maturare spiritualmente è parecchio differente dal solo occuparsi di spiritualità trascorrendo il tempo. E il tempo disponibile, che ribadisco non esiste nonostante gli orologi, è quel lasso in cui prima nasci e poi muori. E quel lasso inesistente di tempo in cui devi capire che cacchio ci stai a fare in questo brevissimo periodo chiamato vita. Questa è la chiarezza da raggiungere.
Forse certi dilemmi è meglio non interpretarli più come tali e, con un certo livello di pace interiore, arrivare a renderli affrontabili. Accettarli. E da qui, il mio saggio bevitore interiore mi sta suggerendo una massima non da poco: – Se te ne sbatti le balle, un problema non sarà mai un problema.
PS. Mi era anche molto simpatica la versione ‘Mark Twain risorto’ nel ‘Ciclo del fiume’ di Philip José Farmer… così per dire… siamo in zona ‘fanta’. Ci sta.
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