Buongiorno, Internauti. Sempre della serie ‘solo quelli che mi piacciono’, ennesimo turno per Roger Zelazny con “Il Signore dei Sogni”. Del 1966, in questa lettura dell’Urania Collezione n. 149. Zelazny è il mio numero uno, (lo so, mi ripeto). Lo dico come scrittore, la sua fantascienza (idem per il fantasy, è proprio lui che è bravo) mi lascia sempre con un senso di ‘irraggiungibilità’ che poi diventa uno sprone a scrivere ancora.
Comunque, con la versione ridotta di questo testo ci vinse il Nebula nel 1965. C’è una tecnologia che controlla e manipola menti allo scopo di ‘sistemarle’ usando immagini. Il protagonista è un neuroformatore. Questa storia mi ha intrigato moltissimo, bruciante e robusta, potente.
E a completare l’Urania, due dei migliori autori nostrani con un racconto di un livello eccelso: “YouWorld” di Giovanni De Matteo e Lanfranco Fabriani.
Quindi, anche se è rimasto in attesa di lettura per un bel pezzo, per me l’acquisto è stato un affare. Voti alti, altissimi, per tutti.
Hasta, internauti. Data astrale particolare, quella odierna. Cade il Quasar day: oggi la Legge di Hubble non è, per qualche divino motivo, applicabile. Quindi continuiamo sulla via dello zen, probabilmente questa estate porta verso una linea di pensiero meno drastica e tendente al soft. Ne dubito fortemente, comunque non si sa mai.
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Il giorno in cui Buddha si illuminò, la gente si radunò intorno a lui e gli chiese: – Cos’hai raggiunto? – Buddha rispose: – Non ho raggiunto nulla. Sono semplicemente giunto a vedere ciò che non avevo mai perso. Ho trovato ciò che già possedevo -. A quel punto, in un moto di compassione, la gente di quel villaggio commentò: – Che peccato, hai lavorato per niente. – Sì – disse Buddha – in un certo senso è vero che ho lavorato inutilmente. Ma ora ho ottenuto questo vantaggio: adesso non dovrò più lavorare. Adesso non cercherò più alcunché, non farò alcun viaggio, non vagherò all’inseguimento di qualcosa: ecco ciò che ho guadagnato. Ora so di essere dove già ero.
OSHO – da “L’immortalità dell’anima”
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Meditate, internauti. Nel frattempo vi auguro un buon proseguimento e che la Forza proceda nel suo Essere.
Buongiorno, Internauti. Sempre della serie ‘solo quelli che mi piacciono’, stavolta sono andato a ravanare sul ‘fondo’ della montagnola di arretrati in lettura, pescando un romanzo di James Tiptree jr. (pseudonimo di Alice Bradley Sheldon): E sarà la luce. È del 1985, pubblicato su Urania Collezione nel giugno 2013 (che è quello che ho letto io), ma anche a più riprese nel tempo da Editrice Nord e da Mondadori almeno in un paio di collane.
Sto prendendo il vizio di scuriosare in rete e corredare le mie non-recensioni con qualche nota dell’autore, se mi colpisce. Scopro che Alice si è suicidata due anni dopo la stesura di questo testo, dopo aver ucciso il marito malato. Al suo attivo solo un paio di romanzi. Vabbè… che dire, tranne che dietro la fantomatica figura che risponde all’appellativo di ‘autore’ vi è comunque sempre una persona con la sua storia, triste in questo caso. https://it.wikipedia.org/wiki/James_Tiptree_Jr. per chi volesse approfondire.
“E sarà la luce” mi ha soddisfatto, anche se ho riscontrato uno spessore emozionale che tende a renderlo un po’ pesante per i miei gusti. In sintesi: più che bene. Una narrazione ‘gialla spaziale’ con tanti personaggi, circostanziata e con una trama a tratti assillante ma ben definita.
Buongiorno, Internauti. Sempre della serie ‘solo quelli che mi piacciono’, stavolta tocca ancora a Roger Zelazny con DEUS IRAE, un romanzo di fantascienza uscito nel 1976 in collaborazione con Philip K. Dick.
Incuriosito dall’accoppiata non da poco di autori, ho optato per buttare un occhio su Wiki, scoprendo che fu Dick a iniziare il libro una dozzina di anni prima insieme a Ted White (che non conosco), che si smarcò presto dall’impegno assunto e Zelazny subentrò nel progetto. In pratica l’argomentazione parte da un’idea che noi fantascientisti conosciamo bene e sotto le più svariate forme, partendo da questa situazione: catastrofe a concludere la terza guerra mondiale.
Due Chiese si confrontano su ciò e soprattutto su chi resta, sopravvissuti e mutati. Il protagonista si lancia in un viaggio a cercare ‘Deus Irae’, il dio della collera, e nel contempo si trova ad affrontare diciamo anche un percorso ‘quasi mistico, di ricerca interiore’. Nella devastazione globale incontra in ogni luogo esseri ed entità stravaganti, bestie mutanti, e via di questo passo, con il risultato di una narrazione visionaria, bizzarra ed estrosa.
Stranamente stavolta ho in pratica fatto una mezza recensione, farò in modo che non si ripeta. Non è da me.
Hasta internauti. Data astrale… un punto impreciso nel futuro avanzato.
È rimasta aperta una ‘grata’ temporale dalla quale riesco a postare in continuum attuale, il tempo necessario a un breve interloquio. In questo futuro la Terra è un mito, un luogo leggendario a cui pochi danno adito e in ancora meno conoscono la verità: Il Mito è Reale.
Firmato: Maharix Seldonson.
……..
L’orizzonte parla, e ti dice quello che vuoi sentire.
L’orizzonte si esprime seguendo lo scorrere dei tuoi pensieri.
L’orizzonte è lo specchio della tua anima che ti mostra i tuoi sogni e i tuoi incubi.
Buongiorno, Internauti. Sempre della serie ‘solo quelli che mi piacciono’, stavolta tocca a “Il segno dell’Alleanza” di Lois McMaster Bujold. Autrice apprezzabilissima che ho scoperto tardi, e ritardo che sto cercando di recuperare con questo che è il suo libro letto n.6. Sì lo so, ne mancano ancora un casino, ma non ho ancora intenzione di lasciare questa ‘valle di lacrime’ e conto di recuperare altri titoli il prima possibile.
Dopo 5 letture che mi sento di definire vere opere d’arte, in questo posso dire che mi aspettavo di meglio, abituato agli standard elevatissimi cui mi aveva abituato. Non che sia male, la Bujold ha una capacità di scrittura che rendere interessante anche il bugiardino della Tachipirina, è un testo leggibilissimo, scorre bene come sempre ma con minor trepidazione (manca quello stato di tensione… l’attesa ansiosa del procedere di eventi…) e l’insieme sconfina un eccesso nella narrazione di contorno rispetto a quella che è la trama. Comunque un libro discreto che nel finale recupera interesse. Un più che sufficiente, a parer mio, glielo posso mettere.
Vengo a proporvi PROGETTO TERRA, rivisto e aggiornato a 12 anni dalla prima uscita, e lo faccio usando le parole del mitico Donato Altomare, che a quel tempo fu così gentile nel leggere il testo e dedicarmi una presentazione al libro.
“C’è un genere di narrativa che adoro, quella che ha, come caratteristica principale, la capacità di creare immagini. È questa una peculiarità che pochi posseggono e che necessita di una grande fantasia e un grandissimo mestiere. Scrivere per immagini.
Tutti i critici concordano sul fatto che la mia scrittura sia appunto così, quindi sono sempre felicissimo quando incontro altri autori che permettono al lettore di vedere la storia, arricchendola di minuziosi particolari, mai stucchevoli, e non trascurando di caratterizzare i personaggi e le ambientazioni.
Marco Milani ci riesce ottimamente narrandoci di una Terra ambita da altri dei e trattando questo argomento, che riprende antichi sospetti, in maniera originale, con una umanizzazione degli stessi dei i quali, seppur potentissimi, sono tanto antropomorfi da sembrare niente di più che nostri padri antichi, fortemente evoluti e padroni delle più ardite tecnologie bio-robotiche.
Prendete così l’apposito contenitore per cocktail, metteteci dentro la Pianura Padana, un gruppo di ragazzi scanzonati e pragmatici, non facilmente impressionabili, una avventura dietro l’altra, immagini tra l’onirico e il fantascientifico puro, aggiungete una spruzzatina di horror e di tecnologia, poi scecherate il tutto e tirerete fuori qualche ora di piacevole lettura capace di sradicarvi dal banale quotidiano e di condurvi oltre le nubi terrestri, in quell’oltre tanto più grande di noi da non poter neanche essere immaginato.
Alla fine però della storia ci restano gli uomini… pardon, i ragazzi, che combattono la lotta cosmica tra i Creazionisti e gli Arcaici, Altri dei si contendono la Terra. Chi vincerà o chi perderà poco importa, l’autore vuole dimostrare che, in fondo, i più forti sono proprio gli umili, quelli che non vogliono usare la violenza, ma che, se proprio tirati per i capelli, sanno reagire da autentici combattenti senza arrendersi mai. Un insegnamento più o meno implicito di cui dovremmo fare tesoro.”