Buona giornata, Internauti. Bene… della serie ‘solo quelli che mi piacciono’ stavolta non è proprio così.
Abituato ai romanzi di Clarke “Il giardino di Rama” mi ha lasciato con un po’ di amaro in bocca. È un romanzo SF del ’91 scritto da Arthur C. Clarke insieme a Gentry Lee, il seguito “Incontro con Rama” pubblicato nel ’73 e di Rama II del 1989. Entrambi letti e apprezzati.
Purtroppo, già i testi in versione diario mi hanno sempre portato a una modalità narrativa spesso e volentieri dispersiva e noiosa (parere o problema mio), in questo caso la storia imbastita da Clarke-Lee mi appare ‘slacciata’, non dalla SF ma da se stessa. Nulla da dire sulle capacità di ‘mestiere’ degli autori a svolgere un percorso narrativo che c’è ma non mi fluisce proprio, bravi, però l’ho recepita come un flusso di parole a riempire spazi di poco o nulla.
Bravi, ripeto, ma a tratti mi sono veramente rotto i… coriandoli. Gli do la sufficienza ‘ad honorem’, a Clarke, per capacità narrativa e meriti acquisiti. Da lì a consigliarlo… mi astengo.
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